Considerazioni storico sociali alla base delle fonti letterarie e delle suggestioni dello spettacolo “Viaggio immaginario nella Sicilia della memoria”.

La Sicilia nella narrativa italiana del ‘900, non è solo un tema, ma una realtà storica, geografica e culturale che esprime una sua specificità. La narrativa siciliana non è tale perché i personaggi, i luoghi e gli stessi autori appartengono all’isola, ma perché essi sono espressione di una “sicilianità” che si impone e ha radici nell’esperienza più importante del secondo ‘800: il “Verismo”.

I romanzi di Verga, Capuana, De Roberto sono espressione di questa sicilianità che trova continuità ed è parte vitale nelle opere successive di Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Vittorini, Brancati, fino a Bufalino, Sciascia e Consolo.
Dall’esperienza del verismo si manifestano alcuni elementi che saranno costanti in tutta la letteratura siciliana del ‘900, pur se declinati in modi diversi.

Il mondo contadino, il lavoro nelle miniere, l’ambiente borghese che celebra il rito della passeggiata e il linguaggio degli sguardi, i fasti e le decadenze sono tutti elementi di un mondo che vive in stretta relazione con l’ambiente circostante, il clima, il paesaggio a volte arido a volte lussureggiante, le ricche architetture barocche e le povere case di campagna.

L’interpretazione della storia della Sicilia come susseguirsi d’invasioni e inganni, fino all’illusione e la delusione del nuovo stato unitario e alla convinzione che la diversità storica dell’isola è incolmabile e il suo destino ineluttabile.
Il rifiuto, al tempo stesso, di isolarsi nella propria terra e di rimanere prigionieri di “una storia e di una società diverse”, da cui nascono i contatti con le moderne esperienze letterarie europee. Fino alla seconda guerra mondiale infatti, molti degli intellettuali siciliani dell’epoca che vivono fuori dalla Sicilia o che si sono ritirati nei loro palazzi di provincia, hanno contatti con il loro colleghi francesi, tedeschi, inglesi e forniscono alla cultura dell’isola un carattere internazionale, più ampio di quanto avvenga nelle altre parti d’Italia.

Partendo da queste importanti premesse ho voluto rendere omaggio alla mia terra costruendo uno spettacolo che comprende alcune letture di brani della più alta ed intensa letteratura siciliana, che spesso ha anche ispirato il grande cinema italiano(e non) che ne ha tratto spunto e potenza espressiva . A chiudere il cerchio, le mie piccole canzoni che ne traggono linfa per il mio personale “Viaggio immaginario nella Sicilia della memoria”.

Lo spettacolo dell’eclettico musicista siciliano Pippo Kaballà accompagnato dal pianista e

Angelo Di Leonforte rappresenta una contaminazione fra note, parole e suggestioni visive. Un modo singolare di coniugare musica colta e popolare, poesia e letteratura, cinema e teatro. Un lavoro che espande i confini del concerto verso altri territori artistici, raccontando anche attraverso l’uso del dialetto una Sicilia sempre protagonista, prepotente, dolce, aspra e sapiente. Tra le sue canzoni riarrangiate in modo essenziale e raffinato, che sfiorano i confini della colonna sonora e ricche di citazioni di musica colta, Kaballà rilegge brani di poesia e prosa che spesso lo hanno ispirato – da Sciascia a Pirandello, da Consolo a Brancati – mentre su uno schermo scorrono immagini di grande suggestione, brani di film storici da Visconti ai Fratelli Taviani, da Straub e Huillet all’Istituto Luce, sapientemente montati da Sebastiano Gesù, critico cinematografico e docente di storia del cinema all’Università di Catania. Tutto questo per narrare di una terra, un popolo, un “modus vivendi” dove la canzone diventa presupposto per un viaggio immaginario sul filo della memoria.